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TERZO GRADO
(Q & A - QUESTION AND ANSWERING)
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  Stampa questa scheda Data della recensione: 28 gennaio 1991
 
di Sidney Lumet, con Nick Nolte, Timothy Hutton (Stati Uniti, 1990)
 
La corruzione, il potere, la giustizia sono temi ricorrenti della parte migliore dell'opera di Lumet, uno dei registi più longevi del cinema americano, cineasta solido, popolare nel buon senso della parola, liberale. L'ultimo delle generazione dei Ritt, Frankenheimer, Mann, Mulligan.

Come SERPICO e PRINCE OF THE CITY, questo Q & A completa la trilogia sulla polizia e sul suo ruolo nella società. Sulla linea sottile di demarcazione che separa il Bene dal Male. Come negli altri suoi film che s'impongono all'attenzione (opere intimiste come THE GROUP del 66 o RUNNING ON EMPTY del 1988, adattamenti teatrali come IL GABBIANO o DEATH TRAP dell'82 con Michael Caine, thriller urbani come QUEL POMERIGGIO DI UN GIORNO DA CANI o SERPICO. ) il cinema di Lumet lotta per la tolleranza, la giustizia, l'obiettività e per gli sforzi che questi principi devono compiere per imporsi in una società dalla violenza latente, irrazionale, fondata su delle istituzioni, dei sistemi di pressione.

Secondo la forma narrativa del film inchiesta (SERPICO, IL PRINCIPE DELLA CITTA') o dell'aneddoto romanzato (come in POMERIGGIO DA CANI o questo Q & A) quella di Lumet è un'analisi approfondita delle istituzioni. Se fosse soltanto per il suo tema (la corruzione di chi dovrebbe rappresentare la legalità, la coercizione della malavita nei confronti della polizia) TERZO GRADO non sarebbe che l'ennesimo anello di una lunga tradizione del cinema americano. Ma la forza del film - oltre la densità della sceneggiatura, l'attenzione continua per l'ambientazione, la scelta dei personaggi anche secondari, il realismo urbano ma anche l'onirismo diffuso della fotografia di Andrzej Bartkowiak - è in quel tentativo di analisi ulteriore dei mali della società americana. Non si tratta più della connivenza tra presunti buoni e cattivi: ma di alleanze traverse (come risulta dalla splendida sequenza dell'interrogatorio del giudice istruttore, condotta sapientemente sui toni grotteschi) fra malavita e forze dell'ordine secondo le diverse identità razziali.

Frugando nei meandri di uno dei punti di forza tradizionali della società americana, quel melting - pot che già aveva attratto Michael Cimino ne L'ANNO DEL DRAGONE, Lumet ne denuncia l'ambiguità: ebrei, negri, portoricani sembrano intrecciare e sciogliere complotti non solo sulla traccia dei soliti conflitti di potere. Ma per evidenziare uno dei miti più indistruttibili della società fondata dai pionieri del Nuovo Mondo, quello della supremazia razziale.


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